Quiet Power: ripensare la partecipazione in classe
In questi giorni di scrutini e scrittura di giudizi mi trovo a riflettere su alcune diciture utilizzate: vivace, corretto, partecipazione, interesse… e gli alunni pacati, silenziosi e introversi? Grazie alla lettura del libro “Quiet Power” di Susan Cain ho potuto capire come interpretare e valorizzare l’attitudine al silenzio… un superpotere nascosto!
Come insegnanti dovremmo cercare di non esasperare il ruolo della partecipazione in classe, anche se esprimere le proprie idee a voce alta ha i suoi benefici ed è una capacità molto utile nel corso della vita.
Non deve essere però un blaterare senza senso: parlare di più non sempre corrisponde alla comprensione dell’argomento trattato. Il coinvolgimento è invece un elemento di valutazione più ampio.
Una forma di strategia didattica utile per stimolare in modo significativo il coinvolgimento degli studenti è il dibattito (metodologia debate): permette agli alunni di ascoltare le idee degli altri e agli insegnanti di capire il livello di studio e approfondimento. Un alunno silenzioso che dice poco o niente può essere altrettanto coinvolto di uno studente vivace che butta lì risposte a ruota libera. Quando l’insegnante fa delle domande è importante rispettare un tempo di elaborazione del pensiero (think time) o tempo di attesa (wait time): occorre cioè lasciare uno o due minuti di silenzio, un piccolo spazio di confronto della propria idea con un compagno o un gruppo ristretto e per ultima la condivisione con tutta la classe (think/pair/share). Gli introversi usano naturalmente questo schema: preferiscono aspettare di avere qualcosa di significativo da dire (una buona regola che dovrebbe essere seguita da tutti!). Pensare prima di parlare permette inoltre di concentrasi a fondo su un argomento.
Possiamo tenere in considerazione tre metodi per favorire il passaggio dalla partecipazione al coinvolgimento in classe:
- Sfruttare la tecnologia: i media digitali sono un ponte per innescare il dialogo e possono stimolare ad elaborare idee attraverso la realizzazione di blog ad esempio
- Spazio al think time: prima di iniziare un dibattito può essere utile mettere nero su bianco e rileggere la propria opinione
- Suddividere la classe in tanti piccoli gruppi di discussione
Ormai da diversi anni alterno attività collaborative al lavoro in solitudine. La solitudine può essere un catalizzatore dell’innovazione e alimentare la creatività: Steve Wozniak, l’anima nerd della Apple, ha completato il processo lavorativo sul primo prototipo del Mac in un periodo di “mezzanotti silenziose e albe solitarie”.
Insegnare sia il lavoro autonomo che la collaborazione è la sfida che porto tutti i giorni nelle mie classi: un po’ mescolando lo stile didattico occidentale (lavoro a gruppi, dibattiti) e orientale (autonomia, silenzio, riflessione). Nelle due culture si ha una diversa percezione della identità di gruppo: le civiltà orientali sono basate sul lavoro di squadra, gli individui si considerano parte di un insieme più grande e danno moltissimo valore all’armonia all’interno del gruppo stesso; nella cultura occidentale al contrario ci organizziamo in gruppi ma attorno ad un individuo e nelle relazioni con gli altri siamo singole entità che si divertono, competono…
In molte aule dell’Asia orientale le metodologie didattiche pongono l’accento sull’ascolto, la lettura e la scrittura: parlare non è una priorità e prendere la parola in classe è ritenuto maleducato perché spreca il tempo dei compagni.
Nel modello americano invece svolge un ruolo importantissimo la discussione: gli americani e gli europei, gli occidentali, hanno un modello didattico estroverso. In alcune Università americane gli studenti di origine asiatica ottengono risultati migliori quando si permette loro di restare in silenzio mentre le prestazioni degli occidentali crescevano con il ragionamento ad alta voce.
Questi esiti non sono affatto sorprendenti per chiunque abbia familiarità con il tradizionale approccio orientale alla comunicazione verbale: il discorso è uno strumento utilitaristico, che serve a trasmettere informazioni necessarie, mentre il silenzio e l’introspezione sono il segno di pensieri profondi e verità più elevate. Le parole sono armi potenzialmente pericolose che rivelano cose che talvolta sarebbe meglio non dire. Feriscono il prossimo, possono mettere nei guai chi le pronuncia….
Nelle verifiche orali dobbiamo tenere in considerazione che le persone loquaci vengono giudicate più intelligenti e interessanti: quando una persona parla valutiamo il volume e la velocità delle parole, e spesso crediamo che chi parla velocemente è più competente e gradevole rispetto a chi ha un eloquio lento, sebbene manchi qualsiasi relazione tra dono della parlantina e bontà delle idee.
L’estroversione si è affermata come idea culturale anche nel mondo del lavoro e nei social… ma la scuola deve formare la capacità di riflessione e argomentazione... ora più che mai abbiamo bisogno di chi sa riflettere!
“Con la gentilezza si può scuotere il mondo”
Gandhi
L’indagine TIMSS (Trends in International Mathematics and Science Study) rivela che il rendimento in matematica e scienze è più alto neo paesi asiatici dove viene allenata la perseveranza silenziosa. Per risolvere un problema infatti bisogna pensare e perseverare e non arrendersi per trovare la soluzione: una sorta di soft power.
Questi suggerimenti possono portare ad una rivoluzione silenziosa nelle nostre classi! Come trovano spazio gli introversi in una società che sembra premiare solo le personalità estroverse, competitive ed egocentriche? Gli introversi hanno un grande potere in un mondo che non sa smettere di parlare… sono almeno un terzo delle persone che conosciamo: sono quelli che preferiscono ascoltare, invece che parlare; che preferiscono leggere invece che fare vita sociale; quelli che creano e inventano, ma che non ostentano la loro opinione. A molti di loro dobbiamo alcuni dei più grandi progressi dell’umanità: dalla teoria della gravità, all’invenzione dei computer a Google.
Ricordiamoci che i nostri alunni fioriscono quando sono impegnati in attività, ruoli o situazioni in armonia con la loro personalità.
P.S. Vi consiglio la visione di questi Ted Talk: “Quiet revolution” e “The puzzle of personality” e la consultazione del sito Quietrev.com
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