Gli atelier della creatività: il modello Reggio Children
L’azione #7 del PNSD parla di cultura dell’atelier e della laboratorialità: cioè?
Per capire meglio questa azione lunedì 19 gennaio scorso ho partecipato ad un pomeriggio di formazione presso la Fondazione Reggio Children Centro Loris Malaguzzi. Il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, inaugurato a Reggio Emilia nel febbraio 2006 e completato nel 2011, è un luogo dedicato all’innovazione dell’educazione e alla cultura.
E’ un grande spazio dove la ricerca e la sperimentazione sui contenuti e sui processi educativi nei diversi ambiti del sapere prende forma offrendo occasioni di creatività.
Il Reggio Emilia Approach è una filosofia educativa che si fonda sull’immagine di un essere umano portatore di forti potenzialità di sviluppo che apprende e cresce nella relazione con gli altri e con la tecnologia. L’ambiente educativo chiamato atelier offre la possibilità di avere incontri con più materiali, più linguaggi, più punti di vista, di avere contemporaneamente attive le mani, il pensiero e le emozioni, valorizzando l’espressività e la creatività di ciascuno.
L’atelier non è un laboratorio di arte dove si riproducono opere ma è un ambiente che stimola la conoscenza: alla base c’è una dimensione estetica degli apprendimenti, cioè della bellezza che produce conoscenza e viceversa. Gli atelier non sono musei della scienza ma ambienti che suggeriscono domande e fanno nascere suggestioni: alle risposte ci si avvicina in modo personale con un metodo simile a quello scientifico.
La tecnologia trova posto in questi spazi non come dispositivo di fruizione personale, ma per integrare suoni e immagini digitali con percezioni ed esperienze corporee: in questo modo il contesto che viene offerto ai bambini-studenti non è impoverito e non vengono impoverite le idee, anzi la tecnologia finisce in questo modo per arricchire la mente e il linguaggio.
Le tecnologie che ho visto utilizzate vanno dai proiettori interattivi e non, alle lavagne luminose, fino ai tavoli luminosi. Attraverso l’utilizzo del tavolo luminoso, della lavagna luminosa, di superfici bianche e differenti sorgenti luminose si creano paesaggi e ambienti dove narrare con immagini, prodotte dalle ombre e dalle proiezioni luminose dei materiali. La proiezione crea paesaggi virtuali che attivano narrazioni complesse e differenti dando la possibilità di svelare le regole dell’ingrandimento, del ribaltamento e della messa a fuoco dell’immagine, della propagazione della luce evidenziata dalla trasparenza e dall’opacità delle materie, della trasformazione dei colori per somma e sottrazione e le mutazioni della forma.
Vi mostro alcune sperimentazioni che ho provato di persona con il tavolo luminoso in questo video.
Devi accedere per postare un commento.